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Pizzini

“Pizzini” ha radici profonde.
Quelle dell’amicizia, della stima, della condivisione di un impegno sociale.
Ho conosciuto Salvatore Coppola - per gli amici era “Licchia” - diversi anni fa.
Con lui ho pubblicato un libro - Grani - che è uno strano intruglio di parole: poesia, teatro, immagini, emozioni.
Abbiamo lavorato insieme, spartendo spesso le ore non convenzionali. Quelle del sonno. O del pranzo e della cena. Abbiamo litigato, scherzato, sorriso. Auspicato entrambi giorni nuovi. Diversi.
Poi Salvatore si è spento, nell’ottobre del 2013; un po’ beffando me, un po’ beffando decine di altri amici che hanno creduto nelle sue stesse idee.  Che le hanno sostenute. Che le hanno fatte proprie. Che le hanno strette con la stessa passione e verità di un amore d’adolescenti.
Rimane oggi il suo lavoro, quasi in forma di lascito di quell’amore: un patrimonio enorme di cultura, di tradizione, di lotta e di impegno civile.
“I Pizzini della Legalità” ne sono una gemma.
Una tra le tante.

Così scrive Nini Ferrara parlando di “Pizzini”,
il suo ultimo spettacolo.
I “Pizzini della Legalità” sono stati pubblicati per la prima volta
dopo la cattura di Bernardo Provenzano,
che dei pizzini - un tempo bigliettini di parole ancora proibite tra giovani amori o tra amanti - aveva fatto il mezzo di elezione
per comunicare con la moglie, i figli e con “la famiglia”.
Salvatore Coppola ebbe l’intuizione di farne uno strumento
di testimonianza e denuncia degli anni di violenza e di morte
inflitti da un sistema mafioso che sempre più sottilmente
penetra non più solo la Sicilia, ma la società intera.   
Raccontando dentro i suoi pizzini storie vere,
grondanti la freddezza del dolore,
ché così è il dolore che si incide, né  mai passa,
- da Felicia Impastato a Rita Atria, da Gaetano Costa a Libero Grassi, dalla strage di Pizzolungo all’omicidio Terranova -
i “Pizzini della Legalità” sono divenuti il veicolo
di una cultura che si oppone ad ogni logica criminale
e che unica può condurre a conoscere,
a distinguere, a scegliere.
La stessa cultura che è stata l’arma di uomini come Peppino Impastato o Giuseppe Fava, per spezzare il silenzio.
O i vincoli di una società imbrigliata.
Rappresentare “Pizzini” in teatro, oggi non è solo
un dovuto tributo al lavoro e all’opera di un uomo, di un amico,
di un editore che ha sempre scelto di combattere in prima linea
né ha mai temuto di schierarsi apertamente;
è restare dentro quell’abbraccio adolescenziale restituendo vita,
e coraggio forse, a “un’idea” che non può né deve morire.
Per questo, lo spettacolo cui abbiamo pensato, è un grande canovaccio da cui trarre immagini in forma di parole,
avvertendo forte la necessità di scuotere una memoria emotiva
che facilmente si assopisce,
per poi brevemente risvegliarsi al prossimo,
eclatante titolo di giornale;
uno spettacolo in divenire,
al quale auguriamo possano aggiungersi voci diverse
e parole nuove, immagini o suoni, musica o canto.
Ma tutto ciò vogliamo che pulsi attorno a un unico ritmo,
che è battito di cuore o tempo di respiro,
che è il passo di uomini e donne che con il loro semplice “essere”
si sono incisi nelle nostra memoria come giganti 
e che continueranno a vivere solo nella libertà
e nella coscienza civile di ogni nostro singolo atto.
“Pizzini” è stato rappresentato in anteprima presso il
Teatrino di Palazzo Chigi, a San Quirico d’Orcia (SI),
Comune che ha fortemente voluto concedere il suo patrocinio.
La prima di “Pizzini” si è svolta in seno alla settima edizione
del Dedalo Festival di Caltabellotta, nella suggestiva cornice del perimetro esterno della Matrice,
riscuotendo il successo di un’amplissima
ed eterogenea platea.  
In scena è Nini Ferrara, che ne ha anche curato la regia, l’adattamento e la scrittura drammaturgica. Per Ferrara, “Pizzini” rappresenta un nuovo passo in un percorso - sia in teatro che in letteratura -  che da sempre, senza privarsi di una personalissima valenza poetica, affronta tematiche strettamente legate ai più caldi temi società contemporanea.
Accanto a lui, Danila Massimi, eclettica percussionista e intensa interprete, che vive il ritmo facendolo assurgere a voce recitante che contrasta e completa la parola detta.
Lo spettacolo include la canzone “Dormi e vola” di Giampiero Mazzone, sensibilissimo cantautore siciliano.
Per le peculiarità dello spettacolo, della sua messa in scena, e per l’attualità sociale e il valore pedagogico delle tematiche affrontate, riteniamo lo spettacolo particolarmente adatto anche alle platee scolastiche di I e II grado.

Roma, agosto 2014





Denise Fasanelli
(Direttore Organizzativo e Ufficio Stampa)


 

 

 



 






dal mese di ottobre 2014 avrà inizio la distribuzione
invernale dello spettacolo.
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