spazio
un vecchio portone. di legno.
per maniglie due fori dove ci si infilano le dita.
forse una volta un magazzino.
forse una stalla.
oggi una serie di archi di pietra che incorniciano un piccolo palcoscenico.
travi di legno al soffitto.
scure.
colori tenui attorno.
rarefatta atmosfera che pare emanare una inusitata energia da ogni parete.
e tutto intorno non smette di pulsare il cuore di trastevere.
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ma il “nostro” spazio solo infine è un luogo.
si spengono le luci della sala.
ed un piccolo miracolo ritualmente si perpetua.
le pareti svaniscono.
sorgono alberi che affondano nella terra radici secolari.
deserti.
anonimi interni di un condominio.
una via caotica.
strade notturne di una roma che non c’è più.
tempi e luoghi senza misura.
“emozioni”, il nostro spazio.
un luogo dove piangere o ridere, diceva Eduardo.
il luogo dove ogni giorno il teatro rivela, mai uguale, la sua verità.
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